Aspetti genetici e biomarcatori nella demenza frontotemporale: stato dell’arte e prospettive future.
Introduzione La demenza frontotemporale (FTD) rappresenta la terza demenza più comune dopo quella di Alzheimer e a Corpi di Levy. Colpisce la corteccia dei lobi frontali e temporali, è ad esordio precoce e, secondo l’ultimo criterio, è classificata in variante comportamentale e afasia progressiv...
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Main Authors: | , |
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Format: | Article |
Language: | English |
Published: |
Università degli Studi di Torino
2025-06-01
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Series: | Journal of Biomedical Practitioners |
Subjects: | |
Online Access: | https://ojsunito33.archicoop.it/index.php/jbp/article/view/12016 |
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Summary: | Introduzione
La demenza frontotemporale (FTD) rappresenta la terza demenza più comune dopo quella di Alzheimer e a Corpi di Levy. Colpisce la corteccia dei lobi frontali e temporali, è ad esordio precoce e, secondo l’ultimo criterio, è classificata in variante comportamentale e afasia progressiva primaria, quest’ultima a sua volta diversificata in tre sottotipi: semantica, non fluente e logopenica.
Il 30-50% è di origine familiare con diverse mutazioni genetiche identificate. I meccanismi patologici alla base della FTD sono altamente eterogenei ma le cause più comuni sono le proteinopatie TDP-43 e le tauopatie.
La diagnosi è ancora difficile e si basa su criteri clinici e neuroradiologici.
Anche se non esiste alcun biomarcatore specifico, sono in corso intensi sforzi per sviluppare un nuovo approccio alla diagnosi e alla valutazione della progressione clinica nella FTD, attraverso un modello multimodale di biomarcatori di fluido (liquido cerebrospinale e plasma/siero), avvalendosi di nuovi dispositivi, Lab-on-Chip, per la rilevazione immunometrica e molecolare di specifici analiti.
Obiettivo
Fornire uno stato dell’arte sulla patogenesi della FTD, partendo dai risultati consolidati ed integrandoli con quelli più recenti, alla luce dei criteri diagnostici con particolare riguardo ai biomarcatori su fluidi biologici, attraverso l’uso di dispositivi miniaturizzati.
Metodologia
Sono stati esaminati i progressi nel campo della genetica, valutandoli in relazione sia alle manifestazioni cliniche che ai risultati istopatologici; inoltre sono stati esplorati gli attuali criteri diagnostici con particolare riguardo ai biomarcatori su fluidi biologici.
Risultati
Dall’analisi dei dati reperibili in letteratura è emerso che la diagnosi di FTD è difficile, soprattutto nelle fasi iniziali, a causa dell’assenza di segni e sintomi clinici specifici.
In questo contesto, la medicina di laboratorio, attraverso la ricerca di biomarcatori su fluidi biologici anche tramite i dispositivi miniaturizzati Lab-on-Chip, può rivestire un ruolo di notevole importanza nel rilevare e differenziare i disturbi neurodegenerativi.
Conclusioni
I dati reperiti in letteratura confermano che i biomarcatori possono indicare i meccanismi patologici alla base della FTD e, a tal riguardo, sono in corso intensi sforzi per introdurre metodi analitici ad alta sensibilità, come l’utilizzo multimodale di biomarcatori di fluido, avvalendosi di nuovi dispositivi, i Lab-on-Chip, per la rilevazione immunometrica e molecolare di specifici analiti.
Tali dispositivi miniaturizzati offrono la soluzione per condurre analisi biologiche e biochimiche su più campioni in un’unica piattaforma, comportando una riduzione dei costi, aumento della velocità e della sensibilità, nonché una maggiore accuratezza diagnostica.
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ISSN: | 2532-7925 |